Il contesto innovativo della Piazza, introdotto nel precedente articolo, esprime un nuovo concetto di ufficio. Come si passa, però, dall’idea al design?
Ognuno di noi potrebbe rispondere in modo sensibilmente diverso. Inoltre, le mode, le tendenze, le nuove tecnologie disponibili nel corso degli anni, cambiano la prospettiva con cui si progettano gli spazi di lavoro.
Franco Tamburlin, architetto e product manager di alcuni dei nostri nuovi prodotti, è uno degli interpreti di questi cambiamenti.
Proprio la curiosità, citata da Franco, permette al designer di cambiare punto di vista.
In passato, la progettazione degli uffici era incardinata sulle aspettative del datore di lavoro, i cui obiettivi erano la produttività e l’ottimizzazione degli spazi. Le condizioni odierne hanno subito cambiamenti radicali. Sono le esigenze e il benessere dei singoli lavoratori a stimolare Franco e i designer che collaborano con noi.
Quale miglior candidato quindi – se non lui – per rispondere alla domanda “Come si passa dall’idea al design?”. La sua voce non si è fatta attendere.
“Sono due le fasi che il designer deve completare perché l’oggetto o la serie di oggetti prenda vita da un’idea: la fase di lettura e sintesi dei bisogni e la fase creativa di trasposizione, in cui la fantasia guidata dalla competenza assecondano la realizzazione di un buon disegno.”
Queste prime parole di Franco trovano conferma in alcuni passaggi storici che provano come l’evoluzione del design abbia fatto il suo corso. Ci spostiamo a poco prima della Seconda Rivoluzione Industriale (seconda metà XIX° secolo), periodo nel quale il concetto di produzione in scala è ancora di là da venire. L’artigiano di quel periodo produce oggetti a mano e, nonostante parta dallo stesso disegno, come si può prevedere, le realizzazioni non sono mai identiche.
Con la Rivoluzione Industriale cambia tutto. Inevitabilmente la produzione seriale incide sulla fase di disegno. Le nuove opzioni produttive disponibili rendono possibile quello che non lo era.
Tutto il XX° secolo è interessato di questo cambiamento che non contamina soltanto i processi produttivi e le regole del design, ma sprona la ricerca di nuovi materiali che donino sensazioni inedite agli occhi e al tatto.
Non solo. Di pari passo si assiste anche allo sviluppo degli strumenti tecnologici. La possibilità di trasformare le idee in qualcosa di concreto in tempi brevi, o addirittura in tempo reale arrivando ai giorni nostri, ha accelerato i processi decisionali. Modellatori solidi e di superficie, la stampa 3D, tecnologie che permettono di “toccare” subito l’espressione di un’idea.
È chiaro che tutto ciò è potuto accadere a causa di evoluzioni sociali successive e consequenziali all’interno delle quali i bisogni si sono consolidati nel tempo. Il Designer odierno, nel momento in cui si esprime, ha compiuto un suo percorso di analisi di questi bisogni e può trovarne la chiave di lettura per fornire nuovi strumenti adeguati a soddisfarle. Ma perché tali strumenti abbiano successo – continua Franco – lo sforzo creativo non è sufficiente.
Logica, perché è la fine di un percorso sociale lungo il quale i bisogni prendono corpo e si contestualizzano in necessità.
Organizzativa, perché qualcuno riesce a leggere i fenomeni e realizzarne una matrice interpretativa.
Industriale, perché è indispensabile che la soluzione ai bisogni sia facilmente scalabile.
Fruibile, perché il suo reperimento deve essere facile e il suo utilizzo semplice e intuitivo.
Soffermarsi troppo sull’idea, e poco sulla progettazione, può produrre risultati apprezzabili dal punto di vista estetico, ma non funzionale. Al contrario, può capitare che il designer riesca a leggere e sintetizzare la realtà in modo corretto, ma non ottenga successo nel tentativo di realizzare un oggetto che incontri il favore del mercato.
La sfida sta nel realizzare l’oggetto nel modo più semplice e meno costoso, senza che ciò svilisca i valori dell’idea e del disegno iniziali.
Il design non è solo l’aspetto di un oggetto ma il modo in cui funziona.
Ricerca, progettazione e produzione sono fasi che portano l’idea alla realizzazione, e la realizzazione sul mercato. Durante questi passaggi, designer e azienda sono tenuti a una collaborazione stretta per affinare lo sforzo, generare stimoli reciproci all’interno del gruppo di lavoro e raggiungere il fine ultimo: soddisfare il bisogno fondendo creatività e design. Quando l’idea diventa design, quando la creatività davvero incontra la progettazione, il risultato è sempre un oggetto fantastico.
Insieme a Franco, e agli altri designer, lavoriamo allo sviluppo di sistemi, e non solo su singoli oggetti, per creare ambienti capaci di influenzare positivamente le dinamiche di relazione sul posto di lavoro.
Lo studio e la comprensione dei comportamenti è il primo gradino della lunga scala che porta Martex a produrre insiemi che abbracciano i reali bisogni degli utenti.