Anche Martex , come tante aziende , in questo momento difficile ha attuato lo smart working, lavoro agile o anche meglio inteso come lavoro da casa anche se in questo momento è lavoro da casa “obbligato”. Non vogliamo addentrarci nei vantaggi o svantaggi di questa tipologia di lavoro perché se ne è parlato già tanto, ma vogliamo raccontarvi come i nostri collaboratori in realtà lo stanno vivendo.
Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro ecco la prima risposta: M.P.- Responsabile Marketing
“Ho iniziato a lavorare da casa ormai da un paio di settimane, e non mi sono ancora abituata a questa situazione e penso che mai lo farò ; lavorare da casa i primi giorni può sembrare bello, c’è quasi entusiasmo, i tempi sono dilatati, non hai scadenze, pensi che finalmente poi concentrarti senza il telefono che suona, senza nessuna riunione, insomma ti sembra ci siano meno distrazioni e che finalmente puoi sistemare quello che hai lasciato indietro ; ma poi capisci subito che le cose stanno in modo diverso. Ti svegli alla mattina presto, con calma prepari il tuo caffè, mentre tutti ancora dormono e programmi la giornata, quante cose da fare: il listino nuovo da finire, la casa da sistemare, pensare a cosa mangiare, le tue bambine di 9 e 10 anni da seguire, insomma non c è tempo da perdere.
Ti metti subito davanti allo schermo, guardi le mail, rispondi a qualcuno ; hai appena iniziato la giornata ed arrivano loro ; vogliono le tue attenzioni, ti spostano il computer, hanno bisogno di essere abbracciate, vogliono sentirsi protette, capiscono quello che sta succedendo ma non fino in fondo; vivono questa situazione quasi come una vacanza, si, hanno i compiti, tanti compiti -che tu scarichi e ricarichi continuamente dal portale della scuola- hanno le lezioni on-line, questa nuova forma di istruzione che gli sembra un gioco, e così ti ritrovi in salotto a condividere un fantastico tavolo da pranzo con 2 bambine che guardano uno schermo dove finalmente vedono i loro compagni e la loro paziente maestra che cerca di tenerli concentrati come a scuola. Poi i compiti sono finiti e loro vogliono giocare, tu devi ancora finire le tue cose, ma loro non voglio giocare da sole, vogliono stare con te, fare i biscotti, disegnare l arcobaleno nel lenzuolo grande da appendere fuori dalla finestra, fare il puzzle da 1500 pezzi, giocare a scala quaranta o decidere il film da vedere la sera, tutti abbracciati insieme; loro tutto sommato sono felici perché sono insieme ai loro genitori, si fanno tante cose insieme, alla sera si va a letto tardi e il giorno dopo tutto ricomincia nello stesso modo e dopo un po’… il lavoro ti manca.
Cosa mi manca?
Le riunioni con i colleghi, le discussioni sui nuovi prodotti, la programmazione delle strategie di comunicazione, i pareri sulle nuove foto appena scattate, il confronto per migliorare, il caffè alla mattina per raccontarci la giornata precedente e prepararci a quella che verrà; mi manca la squadra, si certo ci sono le mail Skype, Whatsapp ma non è la stessa cosa, manca il calore tra le persone, tutto è più freddo impersonale, forse è anche dovuto alla situazione, alla paura di chiedere come va ? Paura della risposta.
Stiamo vivendo un momento difficile a cui non eravamo preparati, sono fortunata perché sto bene, perché ho i miei cari al mio fianco che posso abbracciare e baciare quando voglio, ora apprezzo il brindisi di un vicino dalla finestra, il sorriso di una persona che conosci che ti saluta da lontano, il minuscolo giardino di casa che ti fa prendere aria, insomma le tue priorità sono cambiate, ora apprezzi di più anche le piccole cose.
C’è il sole fuori, ma non riesco ad essere allegra come sempre, spero che tutto finisca presto, spero che tutti possiamo tornare alla “normalità” anche se non sarà più quella di prima, noi non saremo più quelli di prima. Come saremo? Spero più solidali con gli altri, meno razzisti, più premurosi con chi amiamo, più rispettosi di medici e infermieri che sono in prima linea, più responsabili e attenti al tempo che scorre veloce.”